PROGETTARE LA MATERIA: I VETRI ENERGETICI
Prodotti vetrosi innovativi come dispositivi di controllo, sfruttamento
e produzione di energia.
Anna Faresin
Il vetro, uno tra i materiali maggiormente impiegati nel
progetto di architettura moderna e contemporanea, si contraddistingue per
l’elevata versatilità prestazionale ed estetica. Prodotto
artificialmente mediante fusione di silicio, soda, calce e limitate quantità di
ossidi di calcio, magnesio, allumina, ha riscontrato nei millenni una grande
capacità del settore produttivo di aumentarne le prestazioni ottiche
e termiche, favorendo nuove ed interessanti possibilità di impiego.
In circa tremila anni_1 il processo di affinamento delle tecniche ha subito,
infatti, una continua evoluzione che prefigura per il futuro significative
possibilità di ulteriore sviluppo.
E’ stata soprattutto la capacità di permettere l’introduzione
della luce negli ambienti interni, che ne ha decretato e legittimato l’utilizzo
nel progetto in architettura. “Il lungo dominio di questo materiale
ha creato un’immagine culturale in cui la trasparenza è tutt’uno
con le sue specifiche proprietà. In particolare si è creato
un legame tra il carattere quasi magico della prestazione e la delicatezza
del materiale che la offriva; è giusto che il vetro, materiale nobile,
sia anche di carattere suscettibile: duro e fragile. “Fragile come
il vetro” suona ancor oggi come un’espressione di rispetto
più che come l’enunciazione di un difetto”_2.
Trasparenza, fragilità, durezza sono, infatti, le proprietà intrinseche
nel vetro sin dalla sua scoperta. Ma il superamento dei vincoli storici
che tali peculiarità hanno comportato è stato indispensabile
soprattutto per primeggiare sulla concorrenza di un materiale rispondente
sia all’esigenza di trasparenza che di resistenza: la plastica. Un
tempo relegati a ridotte e celate applicazioni edilizie, i polimeri si
stanno facendo strada, infatti, in svariati campi di applicazione, divenendo
un’interessante risposta alla sperimentazione sui materiali.
L’evoluzione del vetro è stata caratterizzata, dunque, da
un’innovazione di tipo funzionale che si è concretizzata nel
passaggio da un’esigenza di “quantità, del recente passato
(“fare più trasparente”), ad una di qualità (progettare
la qualità della trasparenza)”_3. Già nel
1930 Frank Lloyd Wright sottolineava, con queste parole, il nuovo compito
dell’architetto: “Il
vetro ora ha raggiunto una perfetta trasparenza in lastre sottili di aria
cristallizzata che possono far viaggiare le correnti d’aria fuori
o dentro. L’articolazione delle ombre era il “lavoro di spazzola” dell’architetto
classico. Lasciate ora lavorare l’architetto con la luce, luce diffusa,
luce riflessa, luce per la sua stessa salvezza”_4.
La complessità del rapporto tra materiale e luce e la necessaria
acquisizione di nuovi requisiti si è tradotta nella ricerca e nello
sviluppo tecnologico di materiali vetrosi funzionalizzati, progettati “su
misura” per soddisfare specifiche esigenze. Le possibilità offerte
dalla tecnologia consentono di intervenire sulla natura e sui processi
produttivi del vetro, senza doversi più adeguare ed adattare passivamente
alle sue caratteristiche. Nel passato era il materiale a proporre un proprio
potenziale impiego, “a priori” rispetto al progetto, tanto
che “Manzini definisce i materiali arcaici “materiali a complessità subìta”,
sottolineando l’incapacità dell’uomo di modificare a
proprio vantaggio la loro complessità prestazionale”_5.
Diversamente, il percorso evolutivo della materia consente, oggi, di assistere
ad un’inversione
di filosofia che coinvolge il binomio materiale–impiego: l’uso
subordina a sé la materia che viene “addomesticata”,
consentendo di inglobare una molteplicità di soluzioni tecniche.
I nuovi materiali hanno “sconvolto i tradizionali paradigmi progettuali
e rivoluzionato i vecchi rapporti di prestazione tra resistenza e leggerezza,
densità e trasparenza, durezza e flessibilità”_6.
Si tratta, riprendendo la definizione di Manzini, della “complessità gestita” che
ha presupposto la transizione attraverso la “complessità controllata”_7,
per giungere, infine, alla capacità di progettare le anisotropie
per ottenere un miglioramento delle prestazioni di base e l’acquisizione
di nuove proprietà. E’ la chimica che consente di modificare
le micro-strutture del vetro. E’ l’accoppiamento con altri
materiali che consente di modificarne le macro-strutture. Il tutto gestendo
contemporaneamente moltissime variabili in funzione delle proprietà fisico-meccaniche,
industriali, ambientali che si vogliono ottenere.
Il settore produttivo si è infatti adoperato per fare in modo che
il vetro riuscisse a rispondere a svariati requisiti: innanzitutto il miglioramento
della qualità delle lastre reso possibile dalla tecnica float_8 e,
poi, la sicurezza meccanica, la resistenza al fuoco, l’acustica,
la manutenzione, l’antinfortunio, l’antiproiettile, l’antibomba.
La specializzazione e differenziazione dei vari prodotti è stata
effettuata anche in relazione alle loro potenzialità estetico-comunicative:
l’ampia disponibilità di vetri serigrafati, colorati, olografici,
stampati, dotati di pellicole colorate applicate ne costituisce testimonianza
tangibile. Ma certamente l’aspetto cui l’industria del vetro
sembra aver riservato particolare importanza, anche nel rispetto dei principi
dell’edilizia sostenibile, riguarda la risposta all’urgenza
del problema economico-ecologico di riduzione del fabbisogno energetico
degli edifici_9. Il settore delle costruzioni costituisce,
infatti, uno dei maggiori ambiti di impiego di energia in termini di scambio
di calore - dispersioni ed apporti solari – con l’ambiente
circostante. In tal senso, l’involucro edilizio può essere
assimilato ad un sistema termodinamico che permette entrata, conversione
ed espulsione del flusso energetico termico e luminoso. L’obiettivo
dell’industria è stato
quello di ridurre il carico dovuto al condizionamento estivo e al riscaldamento
invernale per sfruttare al meglio l’energia rinnovabile solare, dotando
il vetro di caratteristiche ottiche ed energetiche.
Studi effettuati sullo scambio di calore attraverso le superfici vetrate
hanno dimostrato la presenza di una serie di fenomeni conduttivi_10,
convettivi_11 e radiativi_12 variabili
in base alla trasparenza del vetro alla radiazione solare e alle caratteristiche
ambientali circostanti. Una proporzionalità diretta
lega la quantità di energia termica scambiata alla trasmittanza
termica_13, alla differenza di temperatura tra interno
ed esterno e alla superficie di scambio. In merito alle dispersioni termiche,
il miglioramento della resistenza del vetro (che presenta conducibilità termica
pari a 1 W/mk) non si realizza mediante l’aumento di spessore, bensì con
l’addizione di una seconda lastra separata dalla prima da un’intercapedine
riempita d’aria. Il controllo delle prestazioni termiche di tali
vetrate isolanti, dette anche vetricamera, si è evoluto moltissimo
dalla loro prima comparsa nel mercato avvenuta all’inizio degli anni ’70
del 1900. Le varie strategie passano attraverso l’introduzione di “intercalari” caldi
(composti da un sottile foglio metallico e da un materiale sintetico plastico,
il polipropilene) per sigillare il vuoto tra le lastre, l’aumento
dello spessore dell’intercapedine (fino ad un massimo di 15 mm)_14,
l’introduzione di gas inerti con bassa conducibilità (es.
argon, Krypton) e di materiali isolanti trasparenti e traslucidi (TIM)_15 tra
le lastre o l’impiego di rivestimenti basso-emissivi che permettono
la riduzione dello scambio radiativo del 75% circa, limitando le dispersioni
termiche, prodotte dai radiatori, verso l’esterno. Si tratta di depositi
molecolari di metalli e/o ossidi metallici, progettati per l‘ottimizzazione
dell’isolamento termico, che vengono posti sulla faccia interna della
prima lastra o su quella esterna della seconda senza impedire l’apporto
di luce ed energia dall’esterno.
Ma non è finita. Per effettuare una valutazione completa dell’energia
che attraversa il vetro si devono considerare anche i flussi positivi dovuti
all’irraggiamento solare. Il materiale presenta una trasparenza quasi
completa alla radiazione del sole_16 con la conseguente
riduzione del consumo di energia per riscaldamento e per illuminazione
ma anche con il conseguente aumento di temperatura dei corpi posti all’interno
dell’edificio.
Questi, a loro volta, emettono radiazioni infrarosse (variabili in relazione
alla trasparenza del vetro, all’esposizione, alla stagione, all’ora
del giorno, ma alle cui lunghezze d’onda il vetro risulta opaco)
che rimangono “intrappolate” all’interno dell’ambiente
provocando surriscaldamento. Risulta evidente, dunque, la necessità di
individuare un equilibrio ottimale di prestazioni tecnologiche finalizzate
al controllo dell’apporto energetico e luminoso. L’adozione
di coating riflettenti, pellicole costituite da depositi metallici con
funzione di controllo solare, riduce sensibilmente l’energia della
radiazione incidente che viene riflessa verso l’esterno e assorbita,
trasmettendola solo in parte, favorendo un consistente taglio alle spese
di condizionamento. Le pellicole selettive, poi, consentono di assorbire
la radiazione solare (sono di colore grigio, verde o bronzo) e di rifletterla
come un vetro chiaro, offrendo, di fatto, sia le prestazioni di un vetro
basso-emissivo che di uno riflettente. Si distinguono due categorie tecnologie
di deposizione fisica della pellicola che portano alla realizzazione rispettivamente
di vetri pirolitici, con coating ottenuto per pirolisi effettuata in linea
con il forno di produzione, e di vetri magnetronici con coating fissato
attraverso un processo di sputtering magnetronico mediante la creazione
di un campo elettromagnetico sotto vuoto spinto.
Poiché il bilancio termico dell’involucro è fortemente
condizionato dalla scelta del prodotto vetroso e del sistema di ombreggiamento
si sente la necessità di una gestione più che oculata nella
preferenza di una delle numerose soluzioni realizzate dal produttore. E
in effetti il mercato propone un’offerta davvero ampia di vetrate
schermanti - costituite da sistemi composti in grado di sostituire sistemi
tecnologici macroscopici - che prevedono l’interposizione, tra lastre
di vetro, di lamelle fisse, lamelle mobili regolabili, pannelli prismatici,
reti metalliche, tessuti colorati. Anche l’applicazione di pellicole
colorate, intercalari in PVB, o la realizzazione di vetrate serigrafate,
sabbiate, satinate, colorate in pasta, sebbene in primis sollecitate dal
risultato estetico-espressivo, contribuiscono a modulare e controllare
i flussi energetici tra esterno ed interno dell’edificio, ottimizzando
l’utilizzo di materia e di energia.
Ma “l’emergere della questione ambientale ha”, di fatto, “causato
un salto evolutivo imponendo una revisione di alcuni aspetti che caratterizzano
i nuovi materiali e che costituiscono un limite del loro comportamento
ambientale come la rapida obsolescenza dovuta al rapido mutare delle esigenze;
il rapporto non attivo con l’ambiente; l’irreversibilità del
processo compositivo dei materiali compositi; la rapidità nel divenire
rifiuto, scarto, quantità di energia non più disponibile”_17.
L’obiettivo, del futuro ormai prossimo, consiste nel mettere a punto
prodotti vetrosi sempre più performanti, migliorandone le prestazioni
energetiche ed avvicinandone il comportamento termico a quello dei materiali
solidi opachi. Già nel 1978, uno studio effettuato da Richard Rogers & Partners
al fine di definire gli ambiti di ricerca futuri dell’azienda Pilkington,
riporta queste parole: “l’edificio deve diventare come un camaleonte
che si adatta. Un edificio appropriatamente equipaggiato ed adeguatamente
rivestito dovrebbe monitorare tutte le variabili interne ed esterne, temperatura,
igrometria e livello della luce, radiazione solare, ecc., per determinare
la migliore equazione energetica, date queste condizioni, e modificare
l’edificio in accordo con il sistema interno. Non è troppo
chiedere ad un edificio di incorporare, nella sua struttura e nel suo sistema
nervoso, la fondamentale qualità dell’adattamento”_18.
La ricerca e la produzione si è adoperata per realizzare una nuova
classe di materiali reattivi e variabili a seconda degli stimoli dei fattori
incidenti. Non più, dunque, solo una reattività univoca e
costante ma una dinamicità in grado di fornire differenti prestazioni
in risposta alle sollecitazioni e alla variabilità dei fenomeni
naturali nonchè alle esigenze dei fruitori. Questi nuovi materiali
trasparenti, definiti da Alfarano “sistemi integrati a controllo
dinamico per la trasparenza variabile”_19, appartengono
alla categoria degli Smart Materials_20 e sono in grado
di modulare il passaggio del flusso elettromagnetico nel tempo, tornando
allo stato iniziale infinite volte. Si tratta dei dispositivi cromogenici
caratterizzati da una consistente variazione del comportamento ottico – da
trasmittente a riflettente - al variare della luce incidente sulla superficie
(vetri fotocromici)_21, al variare della temperatura
superficiale esterna (vetri termocromici)_22, al variare
del campo elettrico regolato dall’utente
(vetri elettrocromici, a cristalli liquidi, a particelle sospese). L’assenza
di controllo della mutevolezza dei primi due sistemi, che si autoregolano,
li penalizza nell’impiego in architettura. Di notevole interesse
sono, invece, i vetri elettrocromici, costituiti da strati di spessore
totale pari a 1 µm, depositati sulle lastre. La trasmissione luminosa
muta in relazione al segnale elettrico comandato dall’utente. Un
nuovo impulso è necessario
per far riacquisire al prodotto la trasparenza. Dal 1998 sono disponibili
in commercio le vetrate E-Control, prodotte da Pilkington (Gran Bretagna)
e Sageglass, prodotta da Sage (USA). I vetri a cristalli liquidi, invece,
presentano, tra le lastre, una pellicola contenente delle cavità sferiche
con cristalli liquidi orientati in maniera casuale con conseguente diffusione
della luce. L’attivazione di un campo elettrico tra le superfici
della pellicola comporta l’orientamento dei cristalli e garantisce
la trasparenza del vetro. Sono disponibili in commercio le vetrate Varilite,
prodotta da Isoclima (Italia) e Priva-Lite, prodotta da Saint Gobain Glass
(Francia). I vetri a particelle sospese_23, poi, presentano
tre o cinque strati con quello più interno dotato di particelle
sospese in un gel organico. L’attivazione di un campo elettrico fa
allineare le particelle che gradualmente fanno aumentare la trasparenza.
I materiali fotoelettrocromici (PEC)_24, infine, costituiscono
il grado evolutivo più elevato
dei materiali innovativi trasparenti. Sviluppati da due ricercatori americani_25 nell’ambito
del programma “Smart windows” di creazione
di dispositivi finalizzati al risparmio energetico, impiegano la luce incidente
per alimentare il cambiamento di colore attraverso controllo elettronico. “L’innovazione
consiste prevalentemente nel fatto che l’effetto della radiazione
luminosa non agisce direttamente sul sistema di oscuramento che è separabile
dal meccanismo di fotoalimentazione”_26. Gli attuali
studi concernenti i prodotti cromogenici sono concentrati allo sviluppo
di nuove classi di conduttori elettrici ad alta conducibilità, al
superamento dei limiti dimensionali dei materiali, all’allungamento
della durata del loro ciclo di vita, alla diminuzione del prezzo di acquisto,
al fine di ampliarne le possibilità di impiego. Certamente un loro
utilizzo diffuso comporterebbe una consistente riduzione dell'incidenza
economica sulla gestione energetica degli edifici. Con questo stesso obiettivo
il mercato offre da alcuni anni sistemi vetrati che integrano le ricerche
relative ai materiali trasparenti e alle tecnologie fotovoltaiche: si tratta
di prodotti costituiti da lastre in cui vengono incorporate celle fotovoltaiche
o da intere superfici rivestite con film fotovoltaici sottili che sono
in grado di produrre energia elettrica dalla radiazione solare_27.
L’uso sempre più esteso di tali materiali innovativi permetterebbe,
inoltre, una sempre maggiore consapevolezza dell’evoluzione che li
riguarda: il raggiungimento di una complessità che mira ad un modello
biologico in grado di reagire e resistere alle repentine trasformazioni
del contesto esterno.
La ricerca e la specializzazione tecnologica, infatti, si muove sempre
più verso prodotti quasi biologici che fungono da filtro interagente
con l’ambiente in modo sensibile ed intelligente. “Peso e massa
sembrano lasciare spazio ad una nuova proprietà: l’intelligenza.
Il “sistema nervoso” degli edifici può essere costituito
da sensori ed attuatori che gli conferiscono la capacità di percepire
luci, suoni, odori, ed anche sollecitazioni termiche o meccaniche. Viene
così rivoluzionato uno dei postulati estetici posti alla base della
cultura occidentale che vede l’edificio come oggetto che si oppone
alla provvisorietà del divenire”_28. Ma
non è solo
la scelta dei materiali a risultare determinante nella gestione del ciclo
di vita dell’edificio, certamente anche quella dei relativi processi
produttivi. Così, ad esempio, optare per prodotti molto durevoli
rispetto ai sistemi costruttivi nei quali sono inglobati risulta ambientalmente
antieconomico. La risposta a questa problematica è insita nella
nuova tendenza del mercato: non solo progettare il materiale, ma anche
progettarne la durata in relazione al suo uso con la speranza che, nel
futuro, sia esso stesso ad automonitorare con intelligenza le operazioni
di sostituzione, rimozione, smontaggio veramente necessarie e, di conseguenza,
provvedere consapevolmente alla propria riparazione. Questo nell’ottica
di vincere la pressante sfida di riduzione degli sprechi e dei danni ambientali
durante tutto il ciclo di vita dell’edificio, anche definendo, preventivamente,
il tipo di dismissione possibile. Naturalmente per valutare gli aspetti
ambientali connessi alla produzione di elementi vetrosi è necessario
stimare il costo totale energetico delle diverse fasi: dalla produzione,
alla gestione, allo smaltimento. Occorre, cioè, analizzare dapprima
il prelievo delle risorse necessarie per la miscela, fino a giungere alle
lavorazioni che la trasformano in prodotto finito, contenendo gli sfridi
e recuperando gli scarti. Si deve passare attraverso una scelta oculata
dell’area di estrazione, considerando anche la vicinanza ai mezzi
di trasporto quali navi e treni. Gli interventi di miglioramento dell’efficienza
energetica in fase di lavorazione si concentrano soprattutto sulla fusione,
puntando ad un minor utilizzo delle risorse, ad una riduzione dell’emissione
di anidride carbonica, ad un recupero del calore prodotto dal forno e ad
una limitazione del costo di acquisto delle risorse energetiche. Il riutilizzo
dei materiali vetrosi deve considerare i costi economico-ambientali derivanti
dalla dismissione degli edifici e di quelli necessari per la rimessa in
funzionamento nel nuovo sistema tecnologico, facilitato in quei componenti
che prevedono la presenza di ulteriori materiali assemblati_29.
Note:
1_ Plinio il Vecchio, nel suo Naturalis Historiae riporta una leggenda fenicia
che attribuisce la scoperta del vetro ad alcuni mercanti che, carichi
di soda, accesero il fuoco sulla sabbia, in prossimità di un fiume,
accorgendosi, il giorno successivo, della formazione di una materia trasparente
e lucente.
2_ Manzini E., La materia dell’invenzione,
Arcadia Edizioni, Milano, 1986, p. 159.
3_ Manzini E., op. cit., p. 167.
4_ Wright F. L., Style and Industry, lezione tenuta
a Pinceton nel 1930.
5_ Langella C., Nuovi paesaggi materici. Design
e tecnologia dei materiali, Alinea Editrice, Firenze, 2003, p.18.
6_ Vitta M., La materia manipolata, in L’Arca,
136, Aprile, Arca Edizioni, 1998, p. 78.
7_ Aveva l’obiettivo di realizzare materiali
complessi.
8_ Il vetro float fu inventato nel 1959 da Sir
Alastair Pilkingon e prodotto per galleggiamento della lastra allo stato
pastoso su un bagno di stagno. Costituisce, grazie alla superficie priva
di difetti, il vetro di base di ogni prodotto trasformato.
9_ Anche per la certificazione energetica degli
edifici dovuta l’entrata
in vigore della Direttiva Europea 2002/91CE.
10_ Conduzione: trasmissione di calore tra due
corpi di diverse temperature posti a contatto tra loro.
11_ Convezione: propagazione del calore nei fluidi
per spostamenti, nella massa stessa, del fluido riscaldato.
12_ Irraggiamento: trasmissione di calore tra
due corpi a diversa temperatura in per mezzo di radiazione elettromagnetica.
13_ Trasmittanza termica: quantità di
calore che viene dispersa da 1 mq di involucro dell’edificio per
differenza di 1° C nel tempo
unitario. E’ definita dall’inverso della somma delle resistenze
termiche degli strati di chiusura, determinate, a loro volta, dal rapporto
tra spessore e conduttività termica del materiale.
14_ Oltre quel valore gli scambi convettivi aumentano
annullando la resistenza dell’aria.
15_ TIM è l’acronimo dell’inglese
Transparent Insulation Materials. Si tratta, ad esempio, di lastre di aerogel,
xerogel, carbogel, polimetilmetacrilato, materiale acrilico, ecc.
16_ La radiazione solare è compresa in
una banda di lunghezze d’onda
che varia da 300 nm a 3000 nm. Della quantità di energia che colpisce
il vetro una parte viene assorbita e una parte riflessa.
17_ Langella C., op. cit., p.34.
18_ Rogers R., Notes on the Future of Glass (Private
report to Pilkington Glass Ltd), Richard Rogers and Partners, London, 1979.
19_ Alfarano G., Trasparenza trasformista, in
Ambiente Costruito, 3, Luglio-Settembre, Maggioli Editore, 1999, p. 14.
20_ Dall’inglese: Smart Materials, ovvero
Materiali Intelligenti.
21_ I vetri fotocromici variano la trasmissione
luminosa in funzione della luce incidente sulla superficie. Questa proprietà è ottenuta
incorporando nella pasta di vetro materiali sensibili ai raggi ultravioletti.
22_ I vetri termocromici variano l’assorbimento
luminoso in funzione della temperatura superficiale esterna. Questa proprietà è dovuta
al rivestimento delle lastre con triossido di tungsteno o di diossido di
vanadio.
23_ Sono chiamati anche elettoforetici. Il loro
sviluppo è ostacolato
da problemi tecnologici non ancora risolti.
24_ Integrano tecnologie fotovoltaiche con quelle
elettrocromiche e fotocromiche, cercando di superarne i limiti.
25_ Brian Gregg e Clement Bechinger, ricercatori
del Renewable Energy Lab a Golden nel Colorado.
26_ Langella C., op. cit., p.139.
27_ Il fisico francese Becquerel osservò nel
1839 il fenomeno fisico responsabile della trasformazione della radiazione
solare in elettricità:
la superficie di un elemento semiconduttore (le cellule di silicio) assorbe
l’irraggiamento solare incidente che fornisce energia affinché si
generi un flusso libero di elettroni all’interno del semiconduttore
stesso.
28_ Langella C., op. cit., p.69.
29_ Si segnala la consultazione dei testi: Compagno
A., Intelligent Glass Facades, Birkhauser, Basilea, 1999; Conio C., La
tecnologia della trasparenza, Tecnomedia, Milano, 1995; Kaltenbach F.,
Translucent materials: glass, plastics, metals, Birkhauser, Basilea, 2004;
Paolella A., Minucci R., (a cura di), L’efficienza energetica degli
edifici. L’uso del
vetro per la riduzione degli effetti negativi derivanti dai mutamenti climatici,
Novatiporom, Roma, 2005; Tucci F., Involucro ben temperato. Efficienza
energetica ed ecologica in architettura attraverso la pelle degli edifici,
Alinea Editrice, Firenze, 2006.
Vetro serigrafato. Azienda produttrice: Omnidecor
Vetro laccato. Azienda produttrice: Glaverbel
Vetro stratificato. Azienda produttrice: Solutia Europe
Vetro TIM. Azienda produttrice: Okalux
Vetro TIM. Azienda produttrice: Okalux
Vetrocamera con rete metallica interna. Azienda produttrice: Okalux
Vetrocamera schermante. Azienda produttrice: Pellini
Vetro elettrocromico. Azienda produttrice: Sage Electrochromics
Pannelli fotovoltaici in vetro curvo. Azienda produttrice: Curvet