L’edificio è stato progettato per essere completamente vetrato, senza membrane schermanti o sistemi di schermatura. La vetrata strutturale è costituita da moduli con profili in alluminio verniciati e fissati a una struttura di supporto in acciaio, fissata puntualmente, a sua volta, alla struttura in cls armato dell’edificio.

La facciata è caratterizzata da un’astrazione tipica nello stile dell’architetto. Come in tutte le sue opere, la pelle è principalmente di vetro ma non è trasparente: nel nostro caso è infatti serigrafata con uno specifico pattern. Da una certa distanza la vetrata ci fa percepire una grafica floreale ma da vicino sono visibili solamente pixel distinti.

Invece di essere presenti dei piccoli condotti per permettere l’entrata di aria fresca, come avviene in molte facciate di questo tipo, vengono aperti interi pannelli vetrati, costituiti da una doppia pelle, nella quale lo strato serigrafato costituisce lo stato più esterno, mentre lo strato vetrato più interno è completamente trasparente.
Le ante sulla facciata, quando necessario, possono essere ribaltate di 90° in modo tale da poter guardare fuori attraverso il primo vetro senza che la visuale sia disturbata dalla serigrafia.

Il vuoto caratterizza l’interno dell’edificio. Per ridurre l’apporto di freddo, si è reso opportuno l’utilizzo di un vetro basso emissivo, con un’area stampata corrispondente ad almeno il 53% della superficie totale. La serigrafia è stata realizzata nell’intercapedine ed è stata successivamente rivestita con una pellicola basso emissiva. Il graficismo ottenuto dona identità al volume e costituisce al contempo, per la parte vetrata, un efficace schermo per la luce solare.

Il complesso è costituito da una struttura cubica che si distingue nel paesaggio grazie al suo aspetto scuro e imponente. Il progetto rappresenta, per il nostro architetto, il raggiungimento di un nuovo traguardo nel suo sforzo di giungere a un’architettura pura e inalterata. La volumetria esterna si manifesta infatti secca e lineare. L’involucro vetrato è caratterizzato da un carattere introverso ottenuto attraverso l’uso di pannelli serigrafati alternati, in corrispondenza dei depositi interni, a pannelli in calcestruzzo nero texturizzato con il medesimo pattern..

All’interno, i colori e la luce rappresentano aspetti molto importanti della sintesi progettuale.
La colorazione scura degli interni è pensata per incentivare la concentrazione mentre i grandi spazi aperti e le grandi vetrate conferiscono all’ambiente una inusuale e piacevole atmosfera luminosa. All’interno della biblioteca è presente una singolare combinazione di qualità percettive: i muri e il soffitto, che presentano in rilievo la stessa matrice organica presente nei prospetti, sono in cemento nero mentre una ingente quantità di luce permea nell’ambiente attraverso l’involucro vetrato.

 

Il progetto
La Biblioteca Universitaria, progettata da Wiel Arets, costituisce una aggiunta al nuovo complesso universitario di Uitford.
Questo Campus, localizzato nel sud-est della città olandese di Utrecht, è stato definito nel 1989 da un masterplan redatto dall’architetto olandese Rem Koolhaas.
L’intervento nasce dalla necessità di dotare il campus di un punto centrale focale fino a quel momento mancante.
La biblioteca, oltre alla ordinaria sala lettura, si avvale di una certa vivacità che le viene conferita dalla presenza di negozi e di un bar. La sala lettura, alta 33 metri, è aperta fino a tarda notte, e rende il fabbricato un punto di riferimento centrale e socializzante.
Il progetto rappresenta, per il nostro architetto, il raggiungimento di un nuovo traguardo nel suo sforzo di giungere a un’architettura pura e inalterata. La volumetria esterna si manifesta infatti secca e lineare, in contrasto con il complesso e articolato meccanismo spaziale interno. Lo sviluppo planimetrico interno dell’edificio è articolato, infatti, in modo tale da favorire una sorta di ambiente urbano in cui i flussi pedonali si intersecano dando luogo a una specie di piazza coperta.
All’interno, i colori e la luce rappresentano aspetti molto importanti della sintesi progettuale.
La colorazione scura degli interni è pensata per incentivare la concentrazione (come avveniva per i vecchi edifici di questo genere – i quali avevano però un rivestimento in legno scuro), mentre i grandi spazi aperti e le grandi vetrate conferiscono all’ambiente una inusuale e piacevole atmosfera luminosa.
All’interno della biblioteca è presente una singolare combinazione di qualità percettive: i muri e il soffitto, che presentano in rilievo la stessa matrice organica presente nei prospetti, sono in cemento nero mentre una ingente quantità di luce permea nell’ambiente attraverso l’involucro vetrato.
Questa struttura aperta, oltre a suggerire agli utilizzatori una sensazione di spazio e libertà, avvolge i volumi chiusi dei depositi che appaiono, in tal modo, come nuvole opache sospese nell’aria.
La biblioteca è situata al primo piano e vi si accede dopo aver percorso un’ampia scala che, a partire dall’entrata principale, conduce altresì all’auditorium e allo spazio espositivo.
Appena varcati i cancelli di ingresso alla biblioteca ci si immette in un ambiente vuoto che attraversa l’edificio per tutta la sua altezza. Accanto al vuoto, le scale e gli ascensori portano alle sale lettura situate al di sopra e al di sotto della zona prestiti. Accanto alla biblioteca, per l’intera lunghezza del lato est, un patio separa il volume dai parcheggi e fornisce luce naturale a tutti i lati dell’edificio. Nel patio si trova la terrazza del caffè e la sala di lettura al piano terra. I parcheggi includono un garage a cinque livelli e presentano in facciata lo stesso motivo serigrafato utilizzato per la sala lettura: una scelta compositiva dettata dalla volontà di conferire un senso di insieme all’intero complesso, ma suscettibile di essere obiettata in quanto contraria al principio di onestà dell’architettura.

La tecnologia costruttiva
Il complesso è costituito da una struttura cubica di nove piani, con uno sviluppo planimetrico di cento metri per trentasei, e si distingue nel paesaggio grazie al suo aspetto vivacemente scuro e imponente.
La struttura è racchiusa da un involucro vetrato serigrafato alternato, in corrispondenza dei depositi interni, a pannelli in calcestruzzo nero texturizzato.
Questo senso di profondità nelle facciate è ottenuto, nella parte vetrata tramite la ripetizione di un pattern decorativo serigrafato ricavato da un’immagine stilizzata di foglie di salice mentre, sui pannelli neri di rivestimento in calcestruzzo, il risultato è raggiunto per mezzo dell’utilizzo in rilievo dalla medesima texture organica, la quale, in aggiunta, conferisce alla superficie una singolare qualità tattile.
Questo graficismo dona, inoltre, identità al volume e costituisce al contempo, per la parte vetrata, un efficace schermo per la luce solare.
La vetrata strutturale è stata realizzata dalla Permasteelisa Central European BV ed è costituita da moduli con profili in alluminio verniciati e fissati a una struttura di supporto in acciaio, alta 30 metri, fissata puntualmente alla struttura in cls armato dell’edificio.
L’edificio è stato progettato per essere completamente vetrato, senza membrane schermanti o sistemi di schermatura. Per ridurre l’apporto di freddo, è stato richiesto un fattore massimo di protezione, obiettivo raggiunto tramite l’utilizzo di vetro basso emissivo e con un’area stampata corrispondente ad almeno il 53% della superficie totale.

Il materiale
La pelle è principalmente di vetro ma, come in tutte le opere di Arets, non è trasparente: nel nostro caso è serigrafata con uno specifico pattern. Da una certa distanza la vetrata ci fa percepire una grafica floreale ma
da vicino sono visibili solamente i pixel. Questo conferisce alla facciata un’astrazione tipicamente nello stile dell’architetto. Inoltre il vetro, alternato a pannelli in cls che ripropongono il medesimo pattern, conferisce all’edificio un carattere introverso.
Un altro aspetto interessante della facciata, è rappresentato dal fatto che invece di essere presenti dei piccoli condotti per permettere l’entrata di aria fresca, come avviene in molte facciate di questo tipo, vengono aperti interi pannelli vetrati, costituiti da una doppia pelle, nella quale la vetrata serigrafata costituisce lo stato più esterno, mentre lo strato vetrato più interno è chiaro.
Le ante a ribalta sulla facciata, quando necessario, possono essere ribaltate di 90° in modo tale da poter guardare fuori attraverso il primo vetro senza che la visuale sia disturbata dalla serigrafia.
Pannello fisso: (vetro basso emissivo serigrafato – produzione Zadra vetri) costituito da uno strato di 8mm di vetro temprato (la cui facciata interna è serigrafata e successivamente rivestita con pellicola basso emissiva “Silverstar Combi Neutral 61/32” produzione Glas Trösch) + strato di 16mm di cavità + strato di 10mm di vetro piano.
Pannello esterno anta a ribalta: strato di 8mm di vetro temprato serigrafato.
Pannello interno fisso dietro anta a ribalta: (vetro basso emissivo non serigrafato) strato di 8mm di vetro piano rivestito con pellicola basso emissiva + 16mm cavità + strato di 2x5mm di vetro stratificato di sicurezza con strato interno di PVB di 0,76mm.
Il motivo della serigrafia (eseguita dalla “BGT Bischof Glastechnik”) si basa su una fotografia dell’artista Kim Zwarts. Per conseguire la massima trasparenza senza rinunciare al controllo solare è stato impresso un motivo di rami di salice con aspetto tridimensionale ottenuto grazie all’uso di quattro tonalità di grigio. All’inizio si era pensato di serigrafare la facciata con un motivo puntinato ma Arets non era soddisfatto di un pattern regolare di puntini. L’idea di riprodurre l’immagine di salici è nata come memoria storica della proposta di Koolhaas di costituire un landscape continuo e fitto di alberi dal suo Educatorium fino alla biblioteca, e prendendo ispirazione dall’ombra proiettata sul vetro del suo studio di Maastricht.

Riferimenti bibliografici
Massimo Faiferri, Wiel Arets. Opere e progetti, Electa. Milano. 2003. pg. 186
A. Costa, Wiel Arets, Princeton Architectural Press, NY 2002.
Ed Melet “Wiel Arets. Pure architecture” in The architectural detail. Dutch architects visualise their concepts. Nai Publishers, Rotterdam.

- Wiel Arets, “Biblioteca universitaria. Utrecht, Olanda” in The Plan. Architecture and technologies in detail. N.° 8 dic. 2004. pp. 52-63.
- “University library in Utrecht” in Detail n.° 3, 2005. pp. 208-228.
- “Vetro serigrafato per la biblioteca universitaria di Wiel Arets a Utrecht” in “Involucro a effetto grafico” in Modulo n.° 322 giugno 2006.
- Redacción Arquitectura Viva, “Naturalezza ilustrada” in Arquitectura Viva n.° 101, 2005. pp. 64
- Domizia Mandolesi, “Biblioteca nel campus universitario di Utrecht” in “l’industria delle costruzioni” n.° 387, 2006

Riferimenti internet
www.wielarets.nl
www.zadra.it
www.glastroesch.ch
www.bgt-bretten.de

Disegni
Sezione verticale 1:10
Sezione verticale 1:50
Sezioni orizzontali 1:50 e 1:10