Vista generale dell’Educatorium. L’inclinazione della facciata assicura un'incidenza ottimale dei raggi solari. L’utilizzo di pannelli di vetro di dimensioni considerevoli consente di ottenere la massima apertura verso l’esterno. La superficie vetrata ha infatti una altezza variabile dai 3,5 di 8 metri.
La chiusura vetrata è costituita da pannelli vetrati isolanti delle dimensioni massime di 1,8 x  6 metri; consistono in un vetrocamera con lastra interna di vetro stratificato 6 + 6 mm con camera d’aria di 10 mm e lastra esterna di vetro temprato di 10 mm.

Particolare della facciata inclinata. Per assorbire le sollecitazioni prodotte dall’azione del vento è stato necessario aggiungere all’esterno delle pinne controventanti in vetro temprato.
L’elemento controventante vetrato è scomposto in componenti di dimensioni minori connessioni meccanicamente tramite piastre a intervalli di 2-4-2 metri, a causa dell’impossibilità di ottenere lastre di vetro temprato di lunghezza superiore ai 4,50 metri.

Particolare in corrispondenza della connessione tra due pinne vetrate.
Le pinne in vetro sono state integrate all’interno dei montanti in alluminio; hanno una larghezza 400 mm e  sono posizionate a una distanza, l’una dall’atra, di circa 2 metri.
Per consentire una visuale il più possibile libera verso l’esterno, le dimensioni dei montanti della facciata sono  minimizzate al massimo.

Particolare in corrispondenza della connessione tra due pinne vetrate. I singoli elementi vetrati che compongono una pinna di controventamento sono ammorsati per mezzo di due piastre imbullonate in acciaio. Tra il vetro e la piastra è presente una guarnizione in neoprene. Le pinne di controventamento hanno lo spessore di 15 centimetri sono costituite di vetro temprato.

Particolare della connessione a terra di una pinna controventante: il trattamento di tempera sul vetro è stato reso necessario anche per permettere la foratura dei bulloni per il collegamento alle piastre in acciaio.

Vista interna dell’auditorium principale in corrispondenza della rampa di collegamento. Lo spazio della sala conferenze è delimitato da una doppia parete curva vetrata con funzione di separazione spaziale e di isolamento acustico e varia in altezza da 8 a 2,5 metri.

Vista interna dell’auditorium principale in corrispondenza della rampa di collegamento.
Ogni pannello in vetro è sorretto da un sistema di fissaggio puntuale sostenuto da un tubo in acciaio di 46 mm di diametro. Per conferire resistenza alle forze orizzontali i due tubi, posti a una distanza di circa 300 mm l’uno dall’altro, sono connessi tramite solide barre in vetro, sul piano orizzontale, del diametro di 30 mm in modo da formare un struttura irrigidente “a scala” appesa al soffitto.

Vista interna dell’auditorium principale in corrispondenza della rampa di collegamento.
La parete vetrata per aumentare l’isolamento sonoro proveniente dal passaggio delle persone attraverso il corridoio esterno è costituita da una doppia pelle vetrata i cui pannelli sono in vetro temprato dello spessore di 8 mm, ognuno a forma quadrata di 1,2 x 1,2 metri.

Vista interna in prossimità dell’entrata all’auditorium principale. Per permettere il controllo delle condizioni visive si è deciso di  trattare la parete con una pellicola olografica che cambia dal traslucido al trasparente a seconda della posizione in cui ci si pone; in questo modo la parete agisce come una nuvola artificiale che avrebbe schiarisce e oscura, in alternanza la vista, verso l’esterno. Il trattamento della parete si pone in contrapposizione con la trasparenza offerta dalla facciata inclinata della mensa.
“Lumisty”, l’innovativo vetro prodotto dalla giapponese Asahi Glass ha la proprietà di essere completamente trasparente come il vetro tradizionale, quando lo si guarda in direzione perpendicolare, ma traslucido e grigiastro quando viene osservato  da una diversa angolatura.

Particolare dell’attacco della parete curva vetrata in corrispondenza del piano di calpestio.
A seconda dell’accentuazione della curvatura, i pannelli di vetro si sovrappongono come le scaglie di un pesce. In corrispondenza della sovrapposizione delle lastre è presente un giunto in silicone per l’insonorizzazione.

Il progetto
Il progetto dell’Educatorium segna, nel 1993, la prima fase dei lavori di modernizzazione e urbanizzazione del Campus universitario di Utrecht, lo ‘Uithof’.
L’edificio è stato progettato per essere usufruito come struttura condivisa dalla comunità universitaria e dai vari istituti di ricerca dell’ateneo.
L’intervento congiunge due edifici degli anni Sessanta, già esistenti all’interno Campus, con una innovativa architettura ibrida di vetro e acciaio, sezionata da un nastro di cemento che asseconda la sua forma in funzione dei percorsi e dei diversi spazi funzionali.
Il nome dell’intervento è stato appositamente coniato per alludere a una “fabbrica dell’apprendimento”: la struttura, infatti, oltre a configurarsi come perno del Campus (costituito da un organico che conta circa trentamila persone), è pensata per ospitare seminari e conferenze di carattere regionale e internazionale.
L'edificio, che si estende su 11.000 mq, ospita due sale conferenze (rispettivamente per 400 e 500 persone), tre aule in cui svolgere gli esami, alcune sale di studio e una caffetteria, con annessa mensa, per circa mille persone.
Il progetto si basa su una ricerca formale del tutto innovativa: due ‘fogli’, rispettivamente di calcestruzzo e di vetro, si piegano e si fondono per aderire alle esigenze del programma. Il primo è morbido, malleabile, dinamico, l’altro è solido, rettangolare, passivo.
Koolhass in questo intervento segue uno specifico programma anche dal punto di vista strutturale: il progetto persegue infatti l’obiettivo di ridurre al minimo l'utilizzo dei materiali. La scelta di adoperare una  struttura mista acciaio-cls permette di usare al massimo le proprietà di entrambi. Gli elementi strutturali in cemento hanno, ad esempio, uno spessore di soli 20 cm.
L’organizzazione planimetrica si basa sull’intersezione di due grandi corridoi che funzionano come percorsi principali di collegamento. A partire da essi si distribuiscono tutti i momenti della vita studentesca: gli incontri informali al bar, l’apprendimento e lo scambio culturale negli auditorium e nelle aule, i rituali quotidiani di percorso verso le aule per svolgere gli esami.
Lo spazio dell’intero complesso è frammentato, a sua volta, in una serie di ambienti più piccoli, non troppo caratterizzati dal punto di vista funzionale, in modo da creare dei punti di attrazione autonomi che assecondano il movimento e lo scambio delle funzioni e degli studenti.
I due elementi architettonici più caratterizzanti del programma sono rappresentati dall’auditorium e la caffetteria. Al primo si accede attraverso un’ampia rampa delimitata due pareti curve rispettivamente in muratura e in vetro; è orientato verso un giardino botanico a nord, come fosse un anfiteatro collocato nel paesaggio.
Sotto il piano inclinato dell’auditorium è situata la caffetteria progettata per ospitare fino a mille persone. Lo spazio è stato pensato come un unico ambiente suddiviso in una successione di ‘piazze’ interne abbozzate da colonne portanti che, con la loro disposizione irregolare, generano un paesaggio alberato artificiale.

La tecnologia costruttiva
Per soddisfare l’obiettivo di massima apertura verso l’esterno, la facciata inclinata del ristorante dell’Educatorium ha richiesto pannelli di vetro di dimensioni considerevoli. La superficie vetrata ha infatti una altezza variabile dai 3,5 agli 8 metri. Per consentire una visuale il più possibile libera verso l’esterno, allo stesso tempo, si è dovuto a ridurre le dimensioni dei montanti della facciata.
Per assorbire le sollecitazioni prodotte dall’azione del vento è stato necessario aggiungere delle pinne in vetro con funzione di controventamento. Nella facciata ovest queste sono poste all’esterno mentre in quella rivolta a nord sono posizionate verso l’interno.
Un problema non trascurabile si è però presentato in corrispondenza delle sezioni in cui la facciata si sviluppa con altezza massima. L’impossibilità, in quel momento, di ottenere lastre di vetro temprato di lunghezza superiore ai 4,50 metri ha reso inevitabile la scomposizione dell’elemento controventante vetrato in componenti di dimensioni minori e la loro successiva connessione meccanica tramite piastre. Inoltre, per non creare un punto strutturalmente debole, si è dovuto progettare il giunto a intervalli di 2-4-2 metri, facendo particolare attenzione a non collocarlo propro in corrispondenza della metà della campata.
Le pinne in vetro sono state integrate all’interno dei montanti in alluminio; hanno una larghezza 400 mm e  sono posizionate a una distanza, l’una dall’atra, di circa 2 metri. I singoli elementi vetrati che compongono una pinna di controventamento sono ammorsati per mezzo di due piastre imbullonate in acciaio.
Precedentemente abbiamo accennato a come il concept dell’Educatorium si basi su diagrammi stabiliti dai percorsi e su come questi flussi fungano da direttrice per la modellazione delle superfici in calcestruzzo mentre quelle vetrate ne rimangono esenti.
L’unica superficie vetrata che viene coinvolta in questa dinamica è quella che delimita l’auditorium principale.
Lo spazio della sala conferenze è infatti chiuso da una doppia parete curva vetrata.
Ogni pannello in vetro è sorretto da un sistema di fissaggio puntuale sostenuto da un tubo in acciaio di 46 mm di diametro. Per contrastare i carichi orizzontali i due tubi, posti a una distanza di circa 300 mm l’uno dall’altro, sono connessi sul piano orizzontale tramite delle apposite barre in vetro del diametro di 30 mm in modo da formare un struttura irrigidente “a scala”. Tutta struttura è a sua volta appesa al soffitto in modo da non essere soggetta alle oscillazioni del piano di calpestio dovute alla circolazione delle persone. I connettori orizzontali sono vetrati per concorrere a rendere la struttura di questo muro il più possibile impercettibile.
Gli architetti hanno sviluppato la concezione strutturale della parete vetrata prendendo a riferimento il muro del Kempinski Hotel dell’aeroporto di Monaco di Helmut Jahn e Jörg Schlaich; questo sistema è costituito da pannelli vetrati connessi a una tensostruttura posta in trazione dal soffitto al pavimento. Koolhaas ne ha rielaborato il principio strutturale e ha inoltre raddoppiato la parete vetrata per aumentare l’isolamento sonoro in modo da proteggere la sala lettura dai rumori provenienti dal passaggio delle persone attraverso il corridoio esterno. In corrispondenza di curvature, il dettaglio è stato risolto tramite una sovrapposizione di  pannelli di vetro, in similitudine con le scaglie di un pesce. In corrispondenza di questo nodo, per incrementare le prestazioni di isolamento sonoro della parete è stato indispensabile l’uso di silicone. Un impiego non indifferente di silicone si è reso necessario anche in corrispondenza dell’innesto della barra di vetro con il tirante in acciaio, facendo perdere alla parete vetrata un po’ della sua trasperenza.

Il materiale
Per realizzare l’involucro vetrato della mensa sono state adoperate ampie superfici vetrate isolanti: in questo progetto l’utilizzo di tale tipo di vetro è stato funzionale alla riduzione delle dispersioni termiche e dei consumi energetici. L’inclinazione della facciata Ovest inoltre, assicurando un'incidenza ottimale dei raggi solari, consente l'accumulo di calore per effetto serra e il risparmio di energia elettrica per l'illuminazione.
I pannelli vetrati isolanti usati per la facciata della mensa hanno dimensioni massime di 1,8 x  6 metri; consistono in un vetrocamera con lastra interna di vetro stratificato 6 + 6 mm con camera d’aria di 10 mm e lastra esterna di vetro temprato di 10 mm.
Le pinne di controventamento hanno lo spessore di 15 centimetri e sono costituite da vetro temprato in modo da permettere la foratura per il collegamento alle piastre in acciaio. Tra il vetro e la piastra è presente una guarnizione in neoprene.
Il “muro” curvo di vetro che racchiude l’auditorium, che varia in altezza da 8 a 2,5 metri, non ha solo funzione  di elemento di separazione spaziale ma anche di isolamento acustico, motivo per cui è costituito da una doppio strato vetrato. I pannelli sono costituiti da vetro temprato dello spessore di 8 mm e hanno ognuno  forma quadrata di 1,2 x 1,2 metri.
Gli ambienti dell’auditorium sono rivolti a nord verso il parco: il fatto di aver adottato grandi superfici vetrate non rappresenta comunque un’insidia dal momento che non sussiste il problema del surriscaldamento dovuto all’azione del sole.
Le sale dell’auditorium necessitavano però di una parete di divisione schermante in modo da incentivare la concentrazione e non distogliere l’attenzione degli studenti dallo scenario esterno. La necessità di schermatura per le proiezioni richiedeva quindi un muro opaco.
Tra le varie soluzioni proposte era stata valutata l’idea di porre, come elemento separatore, una vetrata traslucida con tende poste a sistema di schermatura.
Dal momento che questa proposta non si era rivelata soddisfacente si è deciso di trattare la parete con una pellicola olografica che cambia dal traslucido al trasparente secondo la posizione di chi guarda; in questo modo la parete di vetro agisce come una nuvola artificiale che consente alternativamente la vista verso l’esterno, fornendo al tempo stesso prestazioni di controllo solare.
Si è deciso quindi di utilizzare un nuovo tipo di vetro, denominato  “Lumisty” prodotto dalla giapponese Asahi Glass. Questo vetro innovativo ha la proprietà di essere completamente trasparente come il vetro tradizionale, quando lo si guarda in direzione perpendicolare, ma traslucido e grigiastro quando viene osservato  da una diversa angolatura. Questa qualità è conferita da un film olografico, incollato invisibilmente sulla superficie della lastra di vetro. Il tipo di trattamento adoperato sul vetro ha risposto in maniera ottimale
alla soluzione che stava cercando l’architetto: una visuale limitata ma che, al contempo, desse la possibilità di creare un diversivo per gli studenti aprendo una piccola finestra verso il parco, permettendo che il passaggio esterno non dia fastidio a chi si trova all’interno.
La parete così trattata si pone inoltre in contrapposizione con la trasparenza offerta dalla facciata posta a separare la mensa dall’esterno.
L’edificio è di considerevole importanza anche sotto l’aspetto inerente alla riduzione dei consumi energetici: il controllo dell'illuminazione naturale e del sistema di riscaldamento-raffreddamento ha fornito agli spazi interni condizioni visive e termiche ottimali.

Riferimenti bibliografici
- Rob Nijsse, Glass in structures: elements, concepts, design, Birkhauser, Basel, 2003.
- Rocca Alessandro, Educatorium a Utrecht,Rem Koolhaas, Alinea, Firenze, 1999
- OMA, “Educatorium en Utrecht” in El Croquis n° 88-89, 1998, pp. p. 64–107
- Rem Koolhass, “Un despilegue tectonico” in Arquitectura Viva, n. 57, 1997, pp. 62 - 70
- OMA, “Educatorium Utrech, Olanda” in Domus, n° 800, 1998, pp. 42-47

Disegni
Sezione orizzontale partizione interna
Sezione verticale facciata ovest
Sezione verticale partizione interna_1

Sezione verticale partizione interna_2
Struttura parete doppia

Credit
Disegni elaborati da Elisabetta Carattin sulla base della documentazione contenuta in El Croquis n. 88-89, 1998, pp. 64-107